Ricerca sugli anticorpi all’Università di Pavia

L’AIL Trentino ha deciso di finanziare un nuovo progetto di ricerca dell’Università di Pavia, per la produzione in laboratorio di anticorpi efficaci nella lotta ai tumori, e in particolare ai tumori del sangue. Riportiamo il contributo inviatoci dal dott. Ermanno Gherardi sulle nuove prospettive che lo studio dell’immunità apre per la cura dei tumori del sangue e di altri tessuti.

Ogni giorno il nostro organismo viene a contatto con virus e batteri presenti nell’ambiente che potenzialmente sono in grado di causare uno stato di malattia. La ragione per cui, nella stragrande maggioranza dei casi, l’organismo sopravvive alle infezioni è perché esistono cellule nel corpo umano – che si chiamano linfociti – che hanno la capacità di riconoscere e combattere agenti estranei come i virus e i batteri e di indurre nell’organismo uno stato di resistenza alla malattia, cioè uno stato di immunità.
L’immunità però non è limitata alle infezioni virali e batteriche. Quando nell’organismo si sviluppa un tumore (ad esempio una leucemia, un linfoma o un tumore dei tessuti solidi), nella maggior parte dei casi l’organismo è in grado di riconoscere le cellule del tumore come estranee, di attaccarle e di ucciderle, impedendo la crescita del tumore stesso. In altri casi, però, l’organismo non è in grado di eliminare il tumore o perché quell’individuo, a differenza di altri, ha una limitata capacità di sviluppare immunità o perché le cellule tumorali non sono abbastanza diverse dalle cellule normali da consentire anche ad individui che possiedono una normale capacità immunitaria di capire che le cellule che si stanno moltiplicando in modo anomalo all’interno dell’organismo sono cellule tumorali e non cellule normali.
In entrambi i casi, lo studio dell’immunità può fornire nuove armi per la cura dei tumori del sangue e dei tessuti solidi e questo è l’obiettivo che il nostro laboratorio, assieme a tanti altri, in Italia e in altri paesi, si propone di raggiungere.
Esistono due modi attraverso cui i linfociti sono in grado di uccidere cellule tumorali come la cellula di linfoma illustrata nella immagine (prodotta da Steve Gschmeissner nei laboratori dell’Imperial Cancer Research Fund a Londra). Esiste una famiglia di linfociti che uccide le cellule tumorali mediante un contatto fisico, diretto con la cellula tumorale e ne esiste un’altra che è in grado di uccidere le cellule abnormi producendo sostanze che si chiamano anticorpi.
Dal 1975 in poi i ricercatori sono in grado di produrre in laboratorio anticorpi che possono essere utilizzati per la cura di diverse malattie tra cui i tumori e negli ultimi anni i progressi in questo campo sono stati molto notevoli. Un esempio dei risultati di questi studi è rituximab, un anticorpo prodotto in laboratorio, che da diversi anni è utilizzato per la cura della leucemia linfocitaria cronica e di certi linfomi non-Hodgkin.
Servono però altri anticorpi come il rituximab per curare altri tipi di tumori del sangue e dei tessuti solidi e questo è l’obiettivo di un nuovo progetto di ricerca finanziato da AIL Trentino e che verrà eseguito presso l’Università di Pavia.
Il nostro laboratorio confronterà cellule normali e tumorali per scegliere componenti delle cellule tumorali che le distinguano, il più possibile, dalle cellule normali. Successivamente, il laboratorio produrrà anticorpi diretti verso queste componenti e verificherà la capacità degli anticorpi stessi di uccidere efficacemente cellule tumorali.
Questi studi richiedono tempo, molto lavoro e risorse finanziarie che AIL Trentino ci ha messo a disposizione e per le quali ringraziamo la Fondazione che ci dà modo di produrre nuovi anticorpi che speriamo possano essere utilizzati in futuro in pazienti con tumori del sangue e di altri tessuti.

dr Ermanno GherardiProfessore Ordinario di Immunologia all'Università di Pavia
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