Donazione del sangue cordonale

Riportiamo la relazione dell’ostetrica borsista Federica Melis sullo stato dell’arte del progetto Donazione del sangue cordonale all’Ospedale Santa Chiara di Trento nel periodo settembre 2016 – giugno 2017.

Nel corso del primo mandato della borsa di studio per la donazione del sangue cordonale, il lavoro svolto può essere suddiviso in tre aree strettamente interconnesse tra loro per garantire un buon funzionamento del progetto. La prima area riguarda il lavoro svolto sul campo, attraverso la raccolta di 62 unità di sangue cordonale sia da parti spontanei che da tagli cesarei. Il dato definitivo relativo al numero di sacche criocongelate e quindi disponibili per trapianto ancora non è pervenuto, ma alla fine del mese di marzo 2017 erano 7 le unità criopreservate su 44 inviate alla banca del sangue cordonale di Milano. Attraverso una precisa raccolta dati, nel corso di questi mesi, ho potuto evidenziare le criticità relative alle cause per le quali un certo numero di donazioni non venivano eseguite nel corso del mese. Risulta che la maggior parte di unità non viene raccolta (138 donazioni non eseguite) poiché la situazione clinica della donna non lo permette a causa dell’insorgenza di fattori di esclusione, come per esempio, il parto avvenuto dopo dodici ore dalla rottura delle membrane, liquido amniotico francamente tinto, indice di Apgar inferiore a 7, etc. Ci si rende ben presto conto che si tratta di variabili non controllabili. Variabili controllabili risultano essere quelle relative alle donazioni non eseguite senza giustificazione (8 donazioni). Poiché non è possibile stabilire con precisione se si tratta di dimenticanza da parte della donna, dell’operatore oppure di revoca di consenso senza dichiarazione esplicita, mi sono mossa in questo modo: in primo luogo, nel corso dei colloqui sottolineo l’importanza della comunicazione diretta all’Ostetrica della sala parto del desiderio di donare il sangue cordonale (oltre ad attaccare un’etichetta sul libretto ostetrico e ad appendere in sala parto la lista delle mamme); in secondo luogo ho visto la necessità di aggiornare un po’ le conoscenze delle colleghe ostetriche e di formare le nuove arrivate. Nel mese di maggio è stato approvato il progetto per il corso di aggiornamento relativo alla donazione del sangue cordonale che si terrà in settembre, al quale potranno partecipare anche le ostetriche dell’Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto, dove è stato ripreso da poco il progetto. La formazione risulta essere quindi la seconda area di lavoro di cui mi sono occupata e sulla quale lavorerò ancora molto nei mesi avvenire. La terza area di attività e , a mio avviso, la più importante per incrementare il numero di donazioni, è quella dell’informazione alle donne sul territorio. Prendendo accordi con i Consultori di Pergine e di Trento, è stato impostato un incontro specifico sulla donazione del sangue cordonale per ogni nuovo corso di accompagnamento alla nascita che inizia. Incontrando tante mamme e tanti papà, ho notato che moltissimi non erano per nulla a conoscenza della possibilità di donare il sangue cordonale. Questo è un altro aspetto su cui ho impiegato e impiegherò energie per diffondere un’informazione corretta e completa. Complessivamente sono soddisfatta di quello che è stato creato fin’ora. Vedo una rete di informazione ed educazione che si sta ampliando piano piano, complici anche alcuni genitori che si sono fatti a loro volta portatori di informazioni ai loro conoscenti e amici. Ora le donne arrivano da me, non solo perché leggono il volantino o partecipano agli incontri in Consultorio, ma anche perché sono state informate dai loro amici. E credo sia molto bello che la solidarietà passi di mano in mano, da essere umano a essere umano, poiché la motivazione con cui arrivano in ambulatorio per il colloquio è diversa. E quando le coppie sono motivate di sicuro non dimenticano di comunicare all’Ostetrica che li assiste in travaglio che desiderano fare la donazione.

Grazie, Ostetrica Federica Melis

Federica Melis

 

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